Il manuale del cacciatore: minaccia.
Nel momento esatto in cui firmarono il contratto tutti gli altri cacciatori li fissarono con odio. Emmet consegnò il foglio a Mr.Frizld sotto gli occhi di un sorridente Kojik.
-Adesso potete vedere il circo sempre!- esultò il bambino, felice. Probabilmente, nella sua mente, sperava già di poter stringere amicizia con tutti quei cacciatori.
-Allora, signori...- disse Mr.Frizld, indietreggiando -...buona serata-.
-Ciao ciao!- salutò Kojic prima di andarsene.
Julian non riusciva a credere a quello che era appena accaduto: non aveva solo incontrato delle persone del circo; Avrebbe anche viaggiato con loro. Secondo Kayleen, il circo era un posto magnifico dove si esibivano, nell'allegria generale, gli acrobati, i domatori, gli animali, i mangiafuoco e i pagliacci. Julian non sapeva cosa significasse ma non vedeva l'ora di scoprirlo. Per questo motivo, la notte precedente alla partenza, non riusciva ad addormentarsi. Rimase sveglio ad ascoltare i tuoni, lo scrosciare della pioggia e il ticchettio delle gocce sui vetri della camera, finché non scivolò lentamente nell'incoscienza.
C'erano dei boati cupi. Si udivano in lontananza e riecheggiavano potenti nelle vallate. Se fossero stati più violenti, sarebbero parsi dei tuoni. Invece, erano suoni lenti e ritmati. Crescevano di intensità, raggiungevano il massimo e poi scomparivano. Durante la notte, la tetra musica gonfiava l'angoscia. Non era paura, né spavento. Era terrore puro nei confronti di qualcosa di totalmente al di fuori dalla sfera dell'immaginabile. Tutti gli abitanti erano usciti dalle loro case. Il piccolo villaggio era illuminato dalle fiaccole e dalle poche lampade ad olio dei suoi cento abitanti. La gente mormorava, timorosa che gli oscuri presagi divenissero realtà.
La luna piena fu oscurata. On'ombra grande quanto una nuvola si era frapposta tra essa e la terra; Una sagoma nera come la tenebra si stagliava contro il cielo notturno. Qualcuno gridò, impazzendo di paura. Altri corsero nelle case, altri ancora prepararono i bagagli. Le labbra delle persone pronunciavano una sola parola. Il titano era arrivato. Titano... titano... titano.
La mattina dopo l'aria era fresca. L'umidità lasciata dal temporale aveva la forma di una fine nebbiolina che restava sospesa appena sopra il terreno. Il cielo, al contrario, era tornato limpido e aveva recuperato il suo nitido azzurro estivo. I tre cacciatori attraversarono il paese dopo aver lasciato la sede della FabulA e raggiunsero il circo. Sebbene non fossero ancora le sei, già fiorivano i preparativi per la partenza. Parecchi uomini erano indaffarati a togliere i chiodi dalle tende, a ripiegare i tendoni e a caricare sulle carovane tutto ciò che era già impacchettato e pronto per il viaggio. Un altro gruppetto stava smontando una capanna fatta di teli e pali in ferro. Kojic arrivò di corsa a salutarli.
-Ancora non so i vostri nomi. I...
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